Papa S.Bonifacio IV
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Questione Valeria
di
Sandro D'Amato


PAPA
SAN BONIFACIO IV

 

Correva l'anno 608 e la chiesa di Roma attraversava momenti drammatici. Difficili rimanevano i rapporti con l'Impero; persistente era il malcontento popolare alimentato da carestie e pestilenze; sempre piu minaccioso si faceva il movimento dei vescovi scismatici; dilagavano in ogni dove corruzione e simonia da parte dei chierici; sempre piu profondo si faceva il solco tra il cristianesimo annunciato a il cristianesimo istituzionalizzato. Sullo sfondo di quegli anni turbolenti, l'insegnamento di Gregorio I, detto il Magno, agisce come suprema ispirazione per quanti sono impegnati nella difficile opera di riforma della chiesa, che si rende necessaria fin dal primissimi anni della sua esistenza. Tra i fautori delta riforma. spicca la figura di Bonifacius Quartus Valeriensis, il papa che informa del suo pensiero teologico e morale il breve ma intenso pontificato che va dal 608 al 615. Alla figura e all'opera di Bonifacio IV è ispirata questa piece la quale, pur richiamando personaggi ed eventi storicamente documentati, vuole essere una libera interpretazione dei momenti salienti che segnarono il convulso settennato pontificale in cui si espresse il magistero del papa che piu fonti indicano come Marso e alcune lo danno nato in Valeria, cioè l'antica Marruvium, splendida città italica che sorgeva ove oggi è ubicata la cittadina di S. Benedetto dei Marsi.

Romolo Liberale

Da " BONIFACIO IV PAPA VALERIENSIS" piece in due atti ed: pensiero-forma-spazio

 

LA STORIA

Oh! Ce vedème dumenca a la Rutonne!” così, spesso, si salutavano, fino a qualche anno fa i numerosi abruzzesi che vivevano a Roma. Roma, considerata scherzosamente la prima città “d’Abruzzo”, riferendosi al numero di abitanti abruzzesi presenti nella città; vedeva infatti le genti d’Abruzzo riunirsi “sulle orme di Papa Bonifacio IV”: al Pantheon, meglio conosciuto in città come la Rotonda. Proprio Bonifacio IV, infatti, fu il primo abruzzese di piazza della Rotonda. Il Papa “valeriensi”, la cui opera pastorale è molto significativa ed importante per la storia e il divenire della chiesa, da buon marsicano, ha mostrato, durante il suo breve pontificato, la sua forte indole caratteriale e la sua fermezza, anche nel prendere a cuore la sorte degli antichi monumenti romani fatiscenti, o minacciati dalla furia umana, e soprattutto si interessò del Pantheon, risparmiato dal tempo nella sua grandiosità. Senza mutarne molto le caratteristiche architettoniche pensate per un tempio pagano, 1113 Maggio 609 l’antico tempio innalzato dal ciociaro Marco Vispanio Agrippa agli dei nel 27 a.C., fu solennemente consacrato e intitolato a Santa Maria ad Martyres per esservi state seppellite, sotto la confessione, ben 28 carri di ossa di martiri trasportate dal le catacombe. Lo storico tedesco Ferdinando Gregorovius così narra la cerimonia di consacrazione: “Bonifacio convocò il clero di Roma: le porte del Pantheon, segnate con la croce, si spalancarono e nell’ampia sala risonarono per la prima volta i canti dei preti cristiani che sfilavano in processione, mentre il papa aspergeva di acqua santa le spoglie pareti marmoree, prive ormai di qualsiasi traccia di paganesimo. Alle note del Gloria in excelsis, che la grande volta restituiva in echi sonori, la fantasia dei Romani vide alzarsi schiere di demoni atterriti che cercavano di uscire all’aria libera attraverso l’apertura della cupola... Questo evento è ricordato ancora oggi dai rettori del Pantheon che ogni anno, il 13 Maggio celebrano una suggestiva e raccolta funzione, alla quale anche i Sambenedettesi partecipano, su invito di Mons. Tedesco, con un gruppo di pellegrini organizzato dalla sezione parrocchiale dell’Azione Cattolica, e con la partecipazione del parroco concelebrante. Anche la lapide fatta apporre da Urbano VIII nel pronao, ricorda la dedicazione. Mentre la colonna del ringraziamento, colonna corinzia di ottima fattura, alta 13,60 mt. e certamente appartenente a qualche edificio del I o Il sec., oggi conservata e visibile nel Foro Romano (di cui può considerarsi il più recente monumento), fu fatta erigere nel 608 in onore dell’imperatore bizantino Foca, dal pontefice stesso, quale ringraziamento per aver donato alla Chiesa il tempio. Una dedica con cui si esprimevano sentimenti di gratitudine “per gli innumerevoli benefici del suo animo pio”, tra la diplomazia e l’ironia, testimonia, ancora oggi, la vittoria di un cristianesimo che, paradossalmente, piange e commemora i propri martiri, molti dei quali vittime proprio dell’opera persecutoria di chi con una solenne funzione lo ha donato alla Chiesa, in cambio di grazie e favori ricevuti. Il Pantheon unico monumento, pervenutoci quasi integro, era uno dei tempi più belli e perfetti che siano stati costruiti, e forse proprio questo fece accarezzare a Papa Bonifacio l’idea di farne una chiesa dedicata alla Madonna. Non sono molte le notizie certe su Bonifacio IV, la tradizione lo vuole nato a Valeria dei Marsi, sulla sponda del Lago del Fucino, dove oggi sorge San Benedetto dei Marsi. Ma l’infausto mattino del 13 Gennaio 1915 ogni riferimento sicuro è andato perso tra le macerie del terremoto. Rimangono però narrazioni e leggende popòlari che raccontano un pontefice generoso, nei riguardi del luogo natio, Valeria, il quale, con privilegi ed opere benefiche, ne dotò le chiese di arredi e oggetti sacri, .e soprattutto, vi fece erigere la cattedrale di Santa Sabina, il cui bellissimo portale, ancor oggi visibile, anche se postumo, ricorre spesso su stemmi e luoghi di diverse associazioni ludico-culturali, proprio a ricordo e a vanto del suo anticco splendore. La storia locale vuole poi che la chiesa di “San Benedetto nella città marsican&’ a cui è dovuto il nome del paese, con il monastero benedettino siano sorti sul posto dove si ricordava la casa natale del Papa. Oggi, nell’elenco dei pontefici, redatto secondo la serie iconografica della basilica di San Paolo, da ritenersi documento ufficiale per la identificazione cronologica e storica dei papi, San Bonifacio IV vi è riportato al numero 69 con l’indicazione del luogo di nascita: Valeria dei Marsi. Prima della sua morte l’8 Maggio 615,11 Papa si era recato nella natia Marsica per consacrarvi un santuario dedicato alla Madonna, e probabilmente passò per Vicovaro, dove forse lasciò il suo ricordo, motivo per cui si è per tempo ritenuto potesse essere quello, e non Valeria, il suo luogo di nascita. Situato a pochi km. Da Carsoli, nell’incantevole scenario dei monti che separano l’Abruzzo dal Lazio, il Santuario ricco di storia e di opere d’arte e dedicato a Maria Santissima dei Bisognosi, deve la sua popolarità proprio ad un Papa nato nella. Marsica. L’i i Giugno 610 egli visitò e consacrò la Cappella dedicata alla Madonna venerata fin dai tempi delle popolazioni della Piana del Cavaliere. L’importanza di questo santo pontefice nella storia della Chiesa è notevole: egli eletto nel pieno turbine della lotta tra l’Impero e la Chiesa, ha coraggiosa mente tutelato quest’ultima delle calamità che videro lo sfasciarsi dell’Impero e il sorgere di contrasti come quelli riguardanti questioni liturgiche e divampanti nella Chiesa britannica. L’imperatore Foca, prima di approvarne l’elezione a Papa, la cui consacrazione ebbe luogo il 25 Agosto 608, fece trascorrere ben 10 mesi di sede vacante. Le poche notizie sul suo pontificato sono desunte dal Liber Pontificalis, dove è descritto come un uomo colto, fermo nei principi teologici e attento tanto ai fatti politici quanto a quelli religiosi. Il Papa marso, la cui opera rimane incompiuta a causa della brevità del suo pontificato, rappresentò il degno continuatore del disegno unificante di Gregorio Magno, in un periodo in cui il cristianesimo era travagliato da dispute dottrinali all’ordine del giorno, dalla simonia praticata ampiamente dai monaci, e soprattutto dal pericolo scismatico imminente ogni volta che, dalla cattedra di Pietro, si levava una voce per denunciare gli scandali del malcostume dilagante in alcuni monasteri. Anche per quello che riguarda i turbini che agitavano i rapporti tra la Chiesa e l’impero d’Oriente, la voce di Bonifacio IV fu ferma e autorevole. Sembra quindi, per tutti questi motivi, superficiale, ingrato e inesatto il giudizio di alcuni, che considerano Papa Bonifacio IV, come colui che ha ricoperto un pontificato senza “particolari notevoli” da registrare. Non si può, infatti, sottacere il suo impegno per l’evangelizzazione della Britannia, per ricondurre la chiesa celtica nell’ambito della Chiesa di Roma, e per spegnere le dispute dottrinali, causa dello scisma di Aquileia, in merito alla doppia natura di Cristo laddove si vogliano ignorare, e sottovalutare, tutti i meriti già menzionati. Il tono dei suoi interventi, sempre fermo, ma mai minaccioso, non può autorizzare una scarsa considerazione, proprio perché presentava i caratteri tipici di un ecumenismo cristiano aperto e disponibile al dialogo e al confronto, che, considerando le problematiche della Chiesa, in quel periodo storico, nulla ha da invidiare all’impegno, di Giovanni Paolo Il, alle soglie del III millennio.
Nella foto, mezzobusto in bronzo (E Sansofle Le uniche due copie esistenti sono conservate nella chiesa parrocchiale di San Benedetto dei Marsi e al Pantheon in Roma

 

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