La festa di S. Antonio viene celebrata
il 17 gennaio. Questo Santo, nato in Egitto e venerato in Europa ,visse
105 anni,, le fonti antiche la rappresentano con la barba bianca; è
stato assunto dalla fantasia popolare come protettore del bestiame e come
liberatore dal demonio e dal fuoco della pelle, detto localmente ,"foche
d' Sant'Antonje"
La devozione a questo Santo e' molto sentita nel paese ed ha un grande
valore religioso, anche se va perdendo efficacia con la trasformazione
economica e la conseguente perdita di animali adibiti ai lavori dei campi.
Questa festa anticamente era occasione di fiera, (vendita degli animali)
che si svolgeva nel luogo dove oggi c'è il giardino comunale e
vedeva la partecipazione di un gran numero di allevatori, provenienti
anche dai paesi vicini, In questa piazza avveniva anche la benedizione
degli animali impartita dal parroco. Tutti gli allevatori affidavano i
loro animali al Santo e la sua effige veniva appesa nelle stalle. La preparazione
della festa rappresenta ancora oggi un'occasione di impegno sociale per
gli abitanti dal centro. Alla vigilia della festa molte famiglie sogliono
cuocere nell'acqua :i'rane,(grano), mazzocche (granturco) i fave (fave)'
questi cereali sono chiamati ranatéje e vengono distribuiti ad
amici e parenti accompagnati a questo detto; Rane i ranatèje-
la vacche i j vutèje
la vacche e jlbove
puzz' avè na bona nove.
I ranatèje "vengono dati in pasto agli animali perchè
considerati una benedizione.La festa ha inizio la mattina, con la messa,
la processione e la benedizione delle macchine agricolo, che sostituisce
quella degli animali; continua nel pomeriggio con i giochi popolari: la"cuccagne(alcuni
uomini con le mani legate dietro la schiena mangiano spaghetti con molto
olio e peperoncino, il primo che finisce deve far cadere il piatto dal
balcone spingendolo con la bocce),e je soocciapignate i concorrenti bendati
e muniti di un bastone, cercano di colpire le "pignate" (recipienti
di terracotta) appese ad una corda dentro le quali vengono nascoste delle
sorprese, generalmente mescolate con cenere o acqua; je pale(simile
all'albero della cuccagna dove e turno gli uomini si arrampicano gettandovi
pugni di cenere per non scivolare poiché esso viene spalmato di
grasso per rendere difficile la salita).
La festa termina la sera con una manifestazione sacro-profana: il ballo
della "mammoccie". La preparazione della pupazza richiede un
lavoro paziente ed accurato e viene preparata da alcuni abitanti dal luogo,
i quali prima formano lo scheletro con canne incrociate e poi Io rivestono
con carta colorata. All'interno di questa si cela un giovane, che, accompagnato
da pezzi musicali, esegue un ritmo cadenzato. ;Man mano che le girandole
che porta sui fianchi , sulla testa e sulle spalle si accendono, la pupazza
rivolge inchini incendiari agli astanti .Alla fine del ballo viene accesa
la girandola che fa da corona alla "mammoccia" e ciò
fa scoppiare tutte le restanti altre, e questo produce un clima di festa
e di allegria.
Un altro divertimento popolare oltre alla corsa coi sacchi, è la
corsa delle rane: i giovani muniti di carriola con una rana dentro corrono
lungo le strade più scoscese del paese e, se la rana salta fuori,
devono raccoglierla e poi ricominciare di nuovo.
DA MARRUVIUM A SAN BENEDETTO DEI MARSI
promosso dalla COMUNITA' MONTANA "VALLE DEL GIOVENCO"
gruppo di lavoro : Assetta Maria Antonietta; Ciofani Teresa;
Cordischi Antonietta; Giocondi Ada; Letta Fiorella.; Parisse M. Laura;
Tirabassi Antonio.
Ha collaborato la D.ssa Di Cioccio Lucia
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