Notizie Storiche ed archeotogiche
Marruvium di Adele Campanelli*
II municipio romano di Marruvium
sorge nel sito dell'attuale abitato di San Benedetto dei Marsi che si
è sovrapposto ad esso, quasi interamente solo dopo le ricostruzioni
seguenti il terremoto del 1915. La forma attuale dell'insediamento non
corrisponde infatti al centro antico, slittato nell'orientamento in
modo tale che sotto gli isolati moderni sono gli assi viari antichi
e nelle sedi stradali le insulae romane (SOMMELLA 1985).
Questo inconsueto fenomeno è dovuto all'abbandono di parti considerevoli
del centro romano in età medioevale quando I'abitato si raccolse
intorno a S.Sabina. Del sistema ortogonale della citta romana rimangono
in superficie visibili soltanto i due tracciati sinuosi che si sovrappongono
ai due assi originanti, la via Pagliarelle e la via circumlacuale (SOMMELLA
1988). All'origine del centro di Marruvium è stato ipotizzato
uno spostamento in pianura del villaggio fortificato di Roccaveccnia
di Pescina (LETTA 1988). Le motivazioni, note anche per altri centri
(LA REGINA 1970), favorite forse dalla riuscita temporanea di alcuni
dei vari tentativi di regimazione delle acque del Lago, documentati
da studi geoLogici (GIRAUDI 2001) in eta precedenti I'impresa di Claudio,
potrebbero aver contribuito a quel fenomeno, cui concorse certamente
la necessità di posizionarsi lungo viabilità di più
facile accesso dove appunto troviamo collocata la città romana.
Tuttavia proprio la posizione defilata dall'attraversamento della Valeria,
che invece la raggiunge attraverso un apposito diverticoto, che si dipartiva
da Cerfennia, ha suggerito la preesistenza di un vicus collegato al
villaggio fortificato che è stato posto in relazione ad un santuario
dedicato ai Di Novensides. L'abitato si sviluppo all'incrocio della
viabilità proveniente da nord con quella circumlacuale, nell'ambito
del territorio marso, nella posizione più favorevole alto sviluppo,
date le nuove condizioni politiche ed economiche prodotte dai favorevoli
rapporti tra le aristocrazie tocali e quelle romane.
II
momento di maggiore sviluppo di questo primo nucleo va collocato nell'ambito
del II secoto a.C. come sembrano documentare i dati archeotogici (CAMPANELLI
1994). In particolare una serie di edifici privati, rinvenuti in più
punti dall' area occupata dalla citta romana, caratterizzati da strutture
murarie in opera incerta e pavimenti in cocciopesto con inserimenti
di tessere in marmi diversi o ancora col motivo ed a canestro ed intersezioni
di tessere irregolari di marmi policromi e I'altra con un pavimento
in elementi fittili romboidali di varie gradazioni di rosso: lontana
imitazione del motivo dei cubi prospettici identificato con il termine
pliniano di scutulatum (PESANDO 1997). Tra di essi è di notevole
vatore documentario la domus di Corso Vittorio Veneto il cui impianto
avviene su un precedente edificio, coordinato nell'orientamento, realizzato
in opera incerta, che sopravvive in alcuni punti sotto le strutture
più recenti. L'esistenza di pavimentazioni in fase con queste
strutture primitive può essere documentata con certezza solo
nel caso dell' oecus, in cui sembrerebbe voluta la conservazione della
memoria dell'abitazione precedente, che, nella civitas foederata di
Marruvium doveva rappresentare, vista la posizione e I'impegno realizzativi,
la residenza privata di un personaggio di rilievo nella compagine sociale
dei marsi. Le fasi di ristrutturazione della domus sembrano arrivare
sino alla seconda meta del I sec.d.C. con periodi di abbandono a spoliazione
dell'edificio, e di livellamento intenzionale, da imputare ad una diversa
destinazione d'uso dell'area. L'ubicazione centrale, la rilevante estensione
dell'abitazione, il livelto realizzativo, le particolarita costruttive
e i programmi decorativi dei tessellati che coltocano il rifacimento
"colto" della domus nella seconda meta del I sec.a.C. caratterizzato
dalla compresenza di motivi tradizionali a "nuove creazioni",
suggeriscono I'appartenenza del complesso ad un esponente dell'aristocrazia
locale di grande rilievo. Si è gia altrove proposto (CAMPANELLI
1999) che la fase di abbandono della domus che diversamente da quanto
osservato per altri edifici di Marruvium non subisce trasformazioni
d'uso in eta tardo antica, potrebbe avere un paralleto nella vicenda
storica dei Vettii Scatones, originari di Marruvium discendenti del
famoso praetor Marsorum che sembrano estinguersi dopo il 69 d.C.. L'urbanizzazione
raggiunse il suo apice nella prima metà del I secoto d.C. con
la programmazione di vie e infrastrutture idriche, dovute ad Ottavio
Laena (BUONOCORE, FIRPO 1998) appartenente ad un'altra importante famiglia
aristocratica marsa che con i Rubellii Blandi è stato ipotizzato
imparentata con I'imperatore Tiberio (COARELLI, LA REGINA 1993).
E'
proprio questo, infatti, il momento della monumentalizzazione della
città, con la costruzione dei grandi edifici pubblici, teatro,
anfiteatro, basilica, tempio dell'area forense, decorati da splendidi
motivi architettonici, epigrafi e statue che si riferiscono ai legami
con la famiglia imperiale. Un successivo momento di sviluppo edilizio
è quello caratterizzato da muri in opera mista di reticolato
e laterizio che identificano interventi di età flavia dislocati
in aree decentrate destinate all'edilizia privata. Da una di queste
domus utilizzata anche in fasi successive proviene il ritratto di giovane
di eta adrianea esposto in mostra. La testa è tra i pochi documenti
relativi ad una fase che pure dovette costituire un importante momento
nella storia del centro antico che sicuramente godette di notevoli miglioramenti
dalla bonifica traianea delle zone circumlacuali.
Per il resto è stato possibile verificare che I'intero quartiere
di sud-est venne ristrutturato entro la meta del II secoto d.C. (e in
alcuni punti sul finire del primo), con un adeguamento nell'attuazione
dell'onginario piano regolatore (SOMMELLA TASCIO 1989). L'area gia edificata
venne espropriata a quindi livellata ed accorpata ad un'altra insula
, per consentire I'innalzamento di un complesso termale. L'unica attestazione
marruvina relativa ad un edificio termale è quella di Alfia Quarta
(CIL IX, 3677=ILS 5684) che avrebbe costruito un balneum muliebre, ma
non è stato possibile per ora connettere i due dati in alcun
modo. Di un lungo tratto di via basolata è stato recentemente
rinvenuto un incrocio con la viabilità proveniente dalla sponda
del lago. Ambedue gli assi, conservati in ottimo stato, sono percorsi
a livelto sotterraneo dalle infrastrutture fognarie. Una serie di allacci,
successivi all'impianto originario, denunciano I'uso prolungato dell'arteria
in analogia con quanto è stato osservato nel quartiere di sud
est dove i dati archeologici denotano una frequentazione intensa dei
locali attigui alla strada adibiti a tabernae, che dal finire del terzo
secoto d.C. giunge alla seconda metà del quarto fino all'eta
di Magnenzio e Graziano. A restauri e interventi strutturali databili
almeno all'età di Costante (333- 337) grazie ad un piccoto nominate
bronzeo ritrovato in un rinfianco di fondazione, si associano esemplari
monetali rinvenuti sul pavimento in spicatum di un ambiente interpretabile
come negozio, riferibili a Costante, Costanze II e Valente. Dall'esterno
di questi locali, a riprova di alcuni interventi costruttivi piuttosto
approssimativi, monete di Magnenzio e Graziano possono datare nel trentennio
350-383 lavori di incanalamento di fognature nell'originario collettore
in calcestruzzo programmato alcuni secoli prima in coerenza con la sede
stradale. La quota leggermente differenziata trà i vari tratti
di lastricato evidenzia come la città fosse articolata su larghe
terrazze di altezza non rilevante degradanti verso il Lago in analogia
con quanto leggiamo nella veduta di città raffigurata sul bassorilievo
Torlonia. La particolare collocazione dell'anfiteatro, situato dal lato
opposto della città, probabilmente all'esterno delle mura è
segno che la programmazione urbana iniziale doveva aver coinvolto I'intera
area del centro abitato, che seppur realizzato da pochi decenni nelle
sue linee programmatiche non sembra prevederlo. L'impianto dell'edificio
avvenne nella prima età augustea, come caratterizzano la semplicità
delle forme e le particolarità tecnico-costruttive. E' to stesso
edificio che suggerisce alcune notazioni sulle successive fasi dell'abitato:
alcuni punti dell'unico accesso all'arena finora scavato mostrano interventi
di rinforzo in mattoni sottili a dal colore rosso intenso e reimpiego
di materiale epigrafico che suggerirebbero una fase post-severiana (SOMMELLA
1985). La ristrutturazione dell'anfiteatro è indizio dunque di
un momento di vitalità della comunità urbana di Marruvium,
della meta del II sec.d.C, che ancora un secolo dopo veniva definita
splendidissima civitas.
A.C.
*Direttrice della Soprintendenza
Archeologica Abruzzese_Chieti