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Le critiche suscitate dalla conduzione dei soccorsi ed i loro effetti

Fin dalle giornate immediatamente successive all'evento, si scatenò un'intensa critica all'operato del governo in merito alla pianificazione dell'intervento di soccorso. Quasi tutti i principali organi di stampa si allinearono, da una parte in appoggio all'onorevole Salandra, capo del governo, e dall'altra all'opposizione, capeggiata allora dall'onorevole Giolitti. La sensazione che si ricava oggi nel rileggere quegli articoli e quei comunicati è quella della consueta strumentalizzazione dell'evento luttuoso da parte di una o dell'altra fazione politica e, nella fattispecie, dell'opposizione per screditare il governo Salandra (vedi, per un'analisi dell'argomento, DE BIASE, 1961). Si giunse spesso a toni aspri e gratuiti che travalicarono largamente il riscontro oggettivo dei fatti. Fu così che Il Mattino titolò a piena pagina "Schiattamuorte" (riferendosi a Giolitti) in risposta ad affermazioni capziose od infondate lanciate attraverso la stampa di opposizione (TARTARIN, 1915).
È indubbio, infatti, che ci fu una gravissima deficienza iniziale della macchina dei soccorsi che, per lunghissime ore del 13, esitò ad indirizzare a commensurare gli sforzi alla tragedia chiaramente delineatasi sin dalla mattinata. Ancor ogginon è dato sapere se i ritardi furono dovuti a "negligenze o a tiepidezza di esecuzione", come pacatamente annota un anonimo estensore di un articolo de La Tribuna (1915 ).
La difficoltà a comprendere questa inerzia iniziale delle istituzioni pubbliche nasce anche dalla conoscenza di documenti che attestano come notizie precise giunsero la mattina del 13 dai luoghi della catastrofe, nonché dal fatto che il Ministero delle Poste e dei Telegrafi fu in grado, dopo poche ore, di avere un quadro completo delle località con le quali erano interrotte le comunicazioni. Il sospetto, avanzato dall'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato (alle quali tra l'altro la Prefettura di Roma annullò un treno di soccorso previsto dopo quello delle ore 13), fu che le autorità considerarono esagerate quelle prime notizie.
D'altra parte, a fronte di quella immane catastrofe, l'afflusso di poche centinaia di soldati in più in quelle ore di vana attesa, avrebbe inciso ben poco sul miserevole bilancio dei salvataggi. Infatti, data la distruzione pressoché totale di alcuni paesi e il notevole numero di "sepolti vivi", data la modesta tecnologia disponibile all'epoca, sarebbe stato necessario avere a disposizione immediatamente parecchie migliaia di soldati attrezzati per le operazioni di scavo. Questo, per la realtà delle vie di comunicazioni esistenti (la ferrovia a binario unico e la vecchia strada statale Tiburtina Valeria), sarebbe stato comunque impossibile. Dal momento in cui la macchina governativa iniziò a muoversi in maniera fattiva è evidente che nel giro di 72 ore il sistema di soccorso-sussistenza già funzionava in maniera accettabile con i suoi 9100 uomini (solo tra le Forze Armate) stanziati nei diversi paesi.
Va da se che una situazione così drammatica e pesante, superiore a quella del più recente terremoto dell'Irpinia (1980) di oltre un ordine di grandezza in termini di vite umane perdute, prestasse il fianco a pesanti attacchi sull'operato del Governo. Ma " I'assalto alla diligenza governativa" (usando l'espressione di Salandra; Il Mattino, 1915 f) dei giorni successivi al terremoto avrà anche il lato positivo di un dibattito costruttivo ai fini del concetto di Protezione Civile. Fu in quei giorni infatti che si generò nella coscienza degli italiani la necessità assoluta della costituzione di un organismo persistente, un "magistrato del terremoto" che, similmente al "magistrato delle acque", coordinasse a catalizzasse intorno a se tutto quello che era disperso nei vari Ministeri ed Uffici in merito alla prevenzione a gestione delle calamità. Si invocò dallo Stato che "intensificasse di fronte al terremoto quelle funzioni di previdenza, di tutela e di soccorso" (CASTELLI, 1915) che sino a quel momento venivano messe in moto soltanto saltuariamente (per il terremoto di Messina del 1908 furono emesse una notevole quantità di leggi speciali) ed in maniera empirica a sentimentale.
In realtà si dovettero attendere ancora diversi anni affinché si sancissero dal Parlamento queste legittime aspirazioni. Il 9 dicembre del 1926 fu promulgato il R.D.L. n. 2389, contenente disposizioni per i servizi di pronto soccorso in caso di disastri tellurici o di altra natura, integrato dal D.M. del 15 dicembre 1927, le cui disposizioni facevano capo alla competenza prioritaria de Ministero dei LL.PP. o dei suoi delegati, chiaman doli in causa quale centro di potere e di coordi namento per ogni tipo di intervento, sia nelle ope razioni di soccorso, che per i primi interventi d' ripristino della normalità e, in genere, per assicu rare il ripristino delle situazioni vitali per la col lettività nazionale. Mail cammino che portò all'i stituzione del Servizio Nazionale della Protezion Civile (Legge 24 febbraio 1992, n. 225) fu ancor lungo a dibattuto, seminato di tragedie e di mort di Stato, di leggi e decreti tampone, e testimo nianza dell'oblio sotto il quale la classe politic sembra spesso voler celare certi avvenimenti, ch si rivestono, di conseguenza, di improvvisazione speculazione.

FABRIZIO GALADINII*lJ PAOLO GALLI (*") & ENRICO GIORCETTI

C.N.R. - Istituto di Ricerca sulla Tettonica Recente, Roma. Servizio Sismico Nazionale, Roma.
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione
Civile, Roma.

Discussione e conclusioni

 

Complessivamente, le indagini geologiche effettuate hanno fornito ulteriori dati relativamente alle ipotesi sul movimento delle strutture del settore orientale del Fucino in occasione del terremoto del 1915. In sostanza essi confermano quanto riportato nella documentazione e nel materiale bibliografico disponibili. Soprattutto, relativamente al settore orientale della Piana, confermano quanto sostenuto da SERVA et al. (1986) in merito alla formazione di due scarpate cosismiche principali con direzione NW-SE. Queste scarpate sono il risultato del movimento delle faglie della S.S. Marsicana (a NW di Pescina) a San Benedetto dei Marsi-Gioia dei Marsi, faglie la cui attività ha condizionato gran parte dell'evoluzione tettonica della conca del Fucino (vedi GALADINI & MESSINA, 1999, in questo volume).
Il vero elemento di novità, per ciò che concerne la fagliazione di superficie del terremoto del 1915, è costituito dall'avere identificato il movimento cosismico delle faglie di Trasacco e di Luco dei Marsi. In particolare, l'attività della faglia di Trasacco giustifica probabilmente le vaghe indicazioni disponibili dai quotidiani dell'epoca sulla presenza di scarpate cosismiche all'interno dell'alveo del lago storico e consente altresì di precisare ulteriormente quanto riportato da ODDONE (1915) a da SERVA et al. (1986). Il primo autore, in particolare, se con estremo dettaglio descrive la " faglia perimetrale " nel settore orientale della conca, non fornisce indicazioni molto precise sulla stessa per le aree più interne del bacino. Inoltre, il fatto che il settore ribassato dall'attività della faglia di Trasacco sia quello occidentale mette in discussione l'ipotesi di Oddone relativa ad una struttura cosismica che si presentava come una scarpata sempre con il labbro ribassato rivolto verso il centro del bacino. Scarpate con queste caratteristiche, all'interno dell'alveo del lago storico, erano forse il risultato di cedimenti del terreno connessi con gli episodi di liquefazione che hanno interessato questo settore.
Da quanto finora riportato emerge che l'integrazione di dati provenienti da ricerche storiche con dati provenienti da indagini geologiche ha fornito utili indicazioni sul movimento cosismico di quattro distinte strutture caratterizzate da attività tettonica olocenica: il sistema di faglie della S.S. Marsicana, le faglie San Benedetto dei Marsi/Gioia dei Marsi, di Trasacco e di Luco dei Marsi.
L'individuazione del movimento cosismico delle faglie di Trasacco e di Luco dei Marsi su basi geologiche evidenzia i limiti della definizione dell'andamento della fagliazione di superficie soltanto tramite l'utilizzo delle testimonianze o del materiale storico disponibili. Questa carenza è evidentemente legata al fatto che le indicazioni in proposito si riferiscono in genere ai luoghi maggiormente frequentati o significativi per motivi logistici. Da questa osservazione deriva la necessità di affrontare il problema della ricostruzione della geometria della fagliazione di superficie di terremoti storici attraverso una integrazione di indagini storiche e geologiche, in maniera che le prime costituiscano una base di informazione da incrementare con le seconde.

Fabrizio GALADINI, Paolo GALLI & Enrico GIORGETTIA


C.N.R., Istituto di Ricerca sulla Tettonica Recente, Roma. ("') Servizio Sismico Nazionale, Roma.
(`"") ENEA, C.R.E. -Casaccia, Roma.

 

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