"VALERIA"
oggi San Benedetto dei Marsi"
CITTA' NATALE DEL
PAPA S A N B O N I F A C I O IV°
(....)Ciò premesso, veniamo ora
alla questione riguardante il nome della città natale di papa Bonifacio
IV.
Il Liber Pontificalis, come abbiamo già detto, inizia le scarne
notizie biografiche su Bonifacio IV così: Bonifatius, natione
Marsorum, de civitate Valeria, ex patre Johanne medico, cioè
"Bonifacio, della gente dei Marsi, (nativo) della città Valeria,
figlio di Giovanni medico". Manca solo la data di nascita, ed avremmo
una perfetta formula anagrafica moderna! Eppure, sul nome del suo "luogo
di nascita", Valeria, si sono accese da alcuni secoli dubbi e controversie,
a volte di tono polemico vivace.
In verità attualmente la controversia sembra del tutto sopita;
ne rimangono solo gli echi negli scritti del passato, perchè oggi
è opinione quasi comune a radicata che non sia mai esistita, nell'
alto medioevo, una città nella Marsica di nome Valeria.
Ne cito, a titolo di esempio, alcune affermazioni di qualche studioso
marsicano, in particolare di alcuni di S. Benedetto dei Marsi, piu sensibili
a questo problema.
Recentemente il preside Giulio Butticci parla del problema di Valeria
"Su che si fonda 1'idea che ci sia stata una città chiamata
Valeria? Evidentemente solo sul fatto attestato da Strabone che ci fosse
una Via Valeria che giungeva ai Marsi (e poi a Corfinio) che probabilmente
era la base, o una delle basi, dove stazionava Claudio durante i lavori"
per il Fucino, negli anni quaranta del I secolo d.C. (Le due frasi del
Butticci, riportate nel testo, stanno nelle sue note alla predetta Storia
del Febonio: la prima, nel vol. II, p. 105 n. 2 al cap. III; la seconda,
nel vol. I, p. 185 n. 9)
Ancora:un recentissimo articolo anonimo parla con estrema naturalezza
della " fantomatica città chiamata Valeria".
Nel lontano 1948 il compianto farmacista di S. Benedetto, Cesidio Tarquini,
scriveva che "una città Valeria non è mai esistita,
ne sulle rovine di Marruvio ne altrove nella nostra regione" (CESIDIO
TARQUINI in " Sambenedetto dei Marsi, Valeria o Marruvio?" Articolo
pubblicato nel foglio "numero unico" La nuova Marruvio, del
25 gennaio 1948).Nel proporre il cambio del nome al Paese, da S. Benedetto
dei Marsi in Marruvio o Nuova Marruvio, pur ammettendo che l' attuale
nome "deriva... da un convento di benedettini fondato nel basso Medio
Evo nella casa di Bonifacio IV, che qui nacque", rifiuta il nome
di Valeria, affermando ironicamente che "il fatto più serio
è che una città Valeria non è mai esistita ne sulle
rovine di Marruvio ne altrove nella nostra reg ione ...".
E ne adduce la seguente spiegazione. "L' origine dell 'esistenza
di una tale città è dovuta ad una errata interpretazione
che lo storico Febonio da di un passo di Atanasio (sic!) Bibliotecario...".
E prosegue: "Per essere questa l' unica notizia di una città
Valeria e per non avere essa alcuna attendibilità storica, anche
aleatorieta dell 'autore che non ha alcuna importanza sia come scrittore
sia come letterato,la cosa viene già a cadere di per se stessa".
E conclude, nel caso si volesse cambiare il nome attuale del Paese in
Valeria, che "insistendo su Valeria non si farebbe che perpetuare
un errore assai pacchiano in verità".
Mi dispiace contraddire sor Cesidio; ma su Valeria, a su altri particolari
della sua dimostrazione, io e lui la pensiamo in modo totalmente antitetico.
Comunque, per ora non mi fermo qui a contestare le sue varie "inesattezze",
condite da un malcelato sottofondo ideologico di parte.
L' ideologia è una cosa, anche rispettabile, e l' obiettività
critica e storica è un' altra cosa; ma questa seconda non va sacrificata
per far prevalere la prima. Ed anche il professore Emilio Cerasani in
una sua recente pubblicazione ( Marruvium e S. Sabina. Memorie storiche
di due civiltà. Pratola Peligna, 1986) parla ancora dell' "
immaginaria città chiamata Valeria ", ritenendo " evidente
lo scambio " tra la città di Valeria e la via o provincia
omonima.
Sintomatico, infine, il giudizio del compianto maestro Vincenzo D'Arpizio,
anch' egli di S. Benedetto: quando, molti anni fa, gli passai copia di
una prima bozza di questo mio studio, mi disse a bruciapelo, quasi con
aria di commiserazione, che io volevo fare l' avvocato delle cause perse!
Certo, per chi ha fatto ormai l' orecchio alla "leggendaria",
"decantata", "fantomatica", "immaginaria"
città Valeria e si è accontentato di ripetere acriticamente
quanto hanno già detto altri, un 'affermazione contraria può
sembrare senz 'altro audace ed anche presuntuosa. Eppure, io ritengo che
quella di Valeria non è una causa persa e tanto meno da ritenere
ormai passata in giudicato. Ci sono infatti ancora elementi importanti,
trascurati o sottovalutati in passato, che meritano un piu attento riesame
e sono tali da giustificare una revisione completa e radicale di tutta
la questione.
E passiamo ora alla questione. Prima però è bene fissarne
con chiarezza i termini, che a parer mio sono sostanzialmente due:
· primo, un problema di nome: cioè se la città natale
di papa Bonifacio IV si è chiamata, o no, Valeria;
· secondo, un problema di identificazione: cioè a quale
località corrisponde oggi la città natale di papa Bonifacio
IV.
Ma possiamo anche dire subito che non ha grande importanza se la città
si sia chiamata, o no, Valeria, perchè sarebbe solo questione di
nome; invece quel che conta è la sostanza, e cioè verificare
se tale città sia stata veramente una città marsa e con
quale località attuale essa va identificata.
Comunque, a questi due problemi fondamentali sono riconducibili tutte
le opinioni e varianti che ruotano intorno alla questione di Valeria.
Così, per esempio, c' è il Liber Pontificalis che chiama
Valeria la città natale di papa Bonifacio IV. Ci sono studiosi
che hanno scritto che la città si chiamava Valeria fin dalla sua
fondazione, già alcuni secoli prima di Cristo e chi le attribuisce
tale nome per un certo periodo dell' alto medioevo, riferibile intorno
al VI e VII secolo. Ci sono poi di quelli che identificano Valeria con
Marruvio ed altri che la distinguono da Marruvio. Sono molti che ne contestano
solo il nome, ma la ritengono una città marsa; però non
manca neppure chi ne ha negato la stessa appartenenza ai Marsi.
E tra tanta varietà di opinioni, va messo in evidenza lo strano
destino che ha avuto nei secoli il nome di questa città. Infatti,
in epoca romana essa è documentata col nome di Marsi Marruvium,
o più comunemente Marruvium, almeno fino al IV secolo d.C., mentre
durante il lungo periodo medioevale essa a stata chiamata variamente Marsi
o Marsia o Civitas Marsicana (perfino Marsicanensis) o anche semplicemente
Civitas per antonomasia. Se poi ci si aggiunge il nome di Valeria per
1'alto medioevo e per giunta sappiamo che Valeria è anche il nome
sia della " via " che attraversava (ed attraversa tuttora) la
Marsica a sia della
" provincia " di cui la Marsica faceva parte, ben si comprende
come la questione sia diventata assai complicata e facilmente fonte di
equivoci e confusione per i nomi.
E qui vorrei aggiungere, ad evitare ulteriore confusione,che certe espressioni
usate nel corso di questo articolo, seconda cui si afferma o si nega che
sia mai esistita nella Marsica una città di nome Valeria, sono
espressioni improprie che vanno intese nel senso che si afferma o si nega
semplicemente che la città natale di papa Bonifacio IV abbia avuto,
o no, il nome di Valeria, senza però contestarne 1'esistenza. Valeria, le prime contestazioni.
Fino all' epoca del Baronio, dell'Ughelli, del Febonio, cioè nel
secolo XVII, tutti, anche nei documenti ufficiali pontifici, parlavano
della "città Valeria" come di cosa ovvia e pacifica.
Però già ai loro tempi, nella prima meta di quello stesso
secolo, sul nome "Valeria" cominciarono ad essere sollevati
i prime dubbi e riserve da parte di alcuni erudite.
Il primo che si è posto il problema di Valeria, come nome della
città e come corrispondenza a una località moderna, credo
sia stato lo storico-geografo olandese Cluverio nella sua opera Italic
Antigua, pubblicata nel 1624 (Italic Antigua; opus post omnium curas elaboratissimum;
tabulis geographicis aere expressis illustratum. Lugduni Batavorum, 1624)
Parlando della via Valeria, egli cita un famoso passo del geografo greco
Strabone, in cui è scritto che la via Valeria inizia da Tivoli
e porta ai Marsi e a Corfinio, specificando subito che " lungo tale
via ci sono le città Varia( l' attuale Vicovaro),Carseoli e Alba
(Fucens)
Tuttavia, sul " nome " di Valeria attribuito nel Liber Pontificalis
alla città natale di papa Bonifacio IV, l'Holstenio non è
altrettanto certo e categorico. Ed avanza una ipotesi: Puto, dice, barbarum
scriptorem viam aut provinciam pro civitate accepisse , cioè "suppongo
che il barbaro scrittore abbia fatto confusione, prendendo il nome della
via o della provincia per quello della città ". Ma non aggiunge
altro. Siamo perciò qui di fronte all 'ipotesi, magari anche convinzione
personale, di un illustre erudito, ma pur sempre e solo una ipotesi, per
giunta senza prove.
E qui vorrei permettermi ora una sottigliezza, che però ha una
sua rilevanza. E vero che l'Holstenio ha pensato è un equivoco
tra il nome della città e quello della via o provincia; ma è
pur vero che non ha escluso del tutto che la città si fosse potuta
chiamare veramente Valeria; egli infatti, nell' identificare la città
natale di papa Bonifacio IV con Marruvio, ha scritto, come abbiamo riportato
poco sopra, civitate Valeriam vel Valeriae, e cioé "città
Valeria" o "della Valeria".
Purtroppo, la cosa è sfuggita a tutti ed è rimasta in giro
solo la sua ormai famosa prima ipotesi o dubbio .
E che sia un errore, certamente involontario, di distrazione (aliquando
bonus dormitat Homerus!), è chiaro anche dal fatto che Anastasio
è morto nell'878, più di una ventina d'anni prima del pontificato
di Benedetto IV (900-903).
Adesso, qui, prima di proseguire, forse
è opportuno fermarci un po' per fare un paio di precisazioni.
Cominciamo col dire qualcosa su un personaggio che abbiamo appena incontrato
e che incontreremo altre volte in questa questione: Anastasio il Bibliotecario
, che l'Holstenio, e tanti altri, ritengono autore delle notizie sulla
vita del nostro papa Bonifacio IV.
Nato a Roma nel secondo decennio del IX secolo e morto forse nell' anno
878, Anastasio è stato uno dei maggiori eruditi di quel secolo,
espertissimo nella lingua greca e cardinale; tra le sue disavventure fu
per un certo periodo anche scomunicato. Poi, riabilitato, divenne segretario
di papa Nicolo I e fu successivamente nominato "bibliotecario"
pontificio da papa Adriano II. Come l'Holstenio, sono in molti a ritenere
Anastasio autore del Liber Pontificalis o di parti di esso, compresa la
vita di papa Bonifacio IV. Ma ciò non è esatto, perchè
più di una raccolta di vite dei papi, come la cosiddetta <<Epitome
Cononian>>, esistevano già nel VII secolo, mentre Anastasio
è vissuto nel IX secolo, quasi duecent'anni dopo! A lui qualcuno
ritiene che si debba attribuire solo la vita di Nicolo I, di cui fu segretario.
Ma come è nata l'attribuzione del Liber Pontificalis ad Anastasio.
Bibliotecario? E' nata nel 1558 da una affermazione, o malinteso, di Onofrio
Panvinio, del tutto gratuita. L' erroreè stato rilevato e confutato
da parecchi (Baronio, Holstenio e altri), ma ciò nonostante, come
ha scritto il Mommsen, per saecula remansit! Ecco un' altra"storia"
nata dal nulla, ma che ha trovato, e trova ancora ai giorni nostri, seguaci
e fortuna.
L' altra precisazione riguarda la facilità con cui, per una somiglianza
fonetica, si può passare da un nome a un altro, inavvertitamente,
ma con conseguenze anche notevoli.
Infatti, a volte è sufficiente lo scambio di una lettera a far
mutare, per esempio, miele in fiele, sergente in serpente; altre volte
basta la caduta di una sillaba per far nascere un problema storico, come
Aternum da Amiternum E' abbastanza frequente anche il caso dell 'aggiunta
di una lettera o sillaba: così patina grigia diventa. patatina
grigia, disegno a scala ridotta diventa a scatola ridotta; e così
pure... Varia è diventata nei codici - Valeria! un semplice errore
di trascrizione, doppiamente facilitato, in questo caso, sia dalla somiglianza
fonetica (Varia - Valeria) e sia dalla singolare coincidenza topografica
(Varia sulla via Valeria). Sembra un gioco di parole; però per
noi è diventato un problema.
E pensare che per una semplice somiglianza fonetica Marruvium è
stato identificato con Morrea, in Valle Roveto, dall 'aggettivo caeleniensis
si è ipotizzato Caelenae = Celano e Marsia è stata scambiata
con Amasia, antica città dell' attuale Turchia
Cioè siamo davanti a tipi di errori o equivoci piuttosto facili
e non infrequenti, coi quali però bisogna usare molta attenzione
e cautela prima di trarne conclusioni avventate, come invece qui stiamo
vedendo per Valeria.
Qui vorrei aggiungere qualche altro esempio
di facili errori.. Nella basilica di S. Paolo a Roma c' è la serie
completa dei ritratti di tutti i papi, in "tondi" e mosaico.
Ora noi sappiamo che papa Bonifacio III è stato papa per 8 mesi
e 22 giorni, mentre il nostro papa Bonifacio IV, suo immediato successore,
è stato papa per 6 anni 8 mesi e 13 giorni; invece nel "tondo"
di Bonifacio IV la durata del suo pontificato è indicata identica
a quella di Bonifacio III, di 8 mesi e 22 giorni (gli mancano 6 anni!
). Si tratta evidentemente di un errore, direi di una "ripetizione",
facilitato dalla vicinanza, dalla identità dei nomi e forse anche
da quegli 8 mesi comuni per entrambi.
Se poi passiamo agli "errori di stampa", di esempi se ne incontrano
di tutti i tipi.
(-------)Uno che si è posto per primo il problema se la casa divenuta
monastero era a Roma o a Valeria è il Duchesne (op. cit. n. 3'
p. 317, n. 3) propendendo "piuttosto" per Roma: "Je ne
sail s'il ne s'agirait pas plutot d'un monastere de Rome". E lo segue
fedet-mente l'amico F. MICHETTI (op. cit. n. 11, p. 16) scrivendo che
"non e possibile precisare... se si trattò della sua casa
nella Marsica o non piuttosto di un' altra che avesse posseduto a Roma>).
Meno fedelmente, forzandone il pensiero, incalza M. Colucci, (op. cit.
n. 12, pp. 19-20): <<per il Duchesne... si tratta piu probabilmente
di un monastero di Roma)>. Ma perché"più probabilmente",
la Colucci non lo dice.
Comunque, nessuno finora, ch' io sappia, di quelli che propendono per
Roma, ha avanzato una qualche motivazione, salvo il richiamo al caso precedente
di S. Gregorio Magno, che della sua casa al Celio aveva fatto anch' egli
un monastero. Ma S. Gregorio aveva la casa a Roma e ovviamente non poteva
farlo che a Roma; anzi questo paragone dovrebbe indurci a pensare che
anche papa Bonifacio IV dovette trasformare la sua casa che aveva a Valeria,
dove probabilmente egli poteva disporre anche di molti beni, se poté
permettersi di arricchire (ditavit) il suo monastero!
E in effetti siamo la quasi totalità quelli che propendiamo per
la sua casa natale a Valeria, cioè nell' attuale S. Benedetto dei
Marsi
(........:) Un diverso metodo di indagine.
Ma ora, viste le argomentazioni di alcuni di coloro che contestano alla
città natale di papa Bonifacio IV il nome di Valeria, io qui, per
affrontare e tentare di risolvere questo stesso problema, propongo un
diverso metodo di indagine, con un rovesciamento deciso di impostazione:
accantonare per un momento le varie ipotesi erudite da tavolino e andare
invece ad esaminare in concreto il testo del Liber Pontificalis e verificare
con quale significato vengono usati in esso il termine civitas e l' espressione
de civitate.
Infatti, è mio parere, in casi come questo - quando cioé
puo essere controverso il significato di un termine o di una espressione
particolare - diventa importante, per non dire indispensabile, andare
a considerare tale termine ed espressione non isolatamente, avulsi dal
loro contesto, bensì nel contesto originate, direi nel loro "
ambiente naturale ", perchè è ben noto che, passando
da un' epoca a un' altra, da un campo di applicazioni a un altro, la stessa
parola puo essere usata anche con significati diversi, a volte assai diversi.
Per cui, tornando al caso nostro, per me l' unico contesto piu probante
nel quale dobbiamo verificare ed esaminare l' uso e il significato di
civitas, e in particolare di de civitate, è proprio il Liber Pontificalis,
il quale è appunto il documento che usa tale espressione a proposito
di papa Bonifacio IV.
Eccone una serie di esempi con de civitate:
Evvaristus natione Grecus de civitate Bethleem
Pius natione Italus de civitate Aquilegia
Soter natione Campanus de civitate Fundis
Eutycianus natione Tuscus de civitate Lunae
Hormisda natione Campanus de civitate Frisinone
Sabinianus natione Tuscus de civitate Blera
Bonifacius (IV) natione Marsorum de civitate Valeria
Bonifacius (V) natione Campanus de civitate hIeapolim
Theodorus natione Grecus de civitate Hierusolima
Martinus provinciae Tusciae de civitate Tudertina.
Senza dar peso a qualche caso di sgrammaticatura, da tutti questi esempi
risulta chiaro che l'espressione de civitate seguita da un nome proprio
di città indica certamente la " città " natale
o città d' origine dei vari papi nominati nell 'elenco riportato.
Ed è altresì chiaro che in tutti gli esempi sopra citati
il termine civitas è usato sempre nel significato preciso e unico
di città", proprio come la intendiamo oggi noi: un complesso
di case, vie, piazze, abitanti compresi; cioé nello stesso significato,
del resto, che questo termine aveva assunto già nella bassa latinita
e poi comunemente nel medioevo 5°, e che, attraverso i secoli, e arrivato
con lo stesso significato fino a noi
Perciò negli esempi sopra riportati l' espressione de civitate
significa appunto e con certezza "della città di . . .",
o meglio "(nativo) della città di . . .".
E a conferma che questo è il significato preciso e sicuro del termine
civitas nel Liber Pontificalis, si potrebbe aggiungere qui un lunghissimo
elenco di vescovi, piu di una cinquantina, riportato nella vita di papa
Stefano III (anni 768-772) 51, in cui l' indicazione delle rispettive
sedi e fatta mediante civitate (talvolta civitatis) seguita da chiarissimi
nomi propri di città ben note, come: Papiae Ticino (Pavia), Centumcellas
(Civitavecchia), Signias (Segni), Anagnias (Anagni), Tibortine (Tivoli),
Alatro (Alatri), e tante altre.
Ed allora, dopo tutti questi altri casi, cos' altro potrebbero significare
e indicare, per esempio, le espressioni de hate Aquilegia, de civitate
Fundis, de civitate Frusinone, civitate Neapolim se non certamente ed
unicamente la città " di Aquileia, la " città
" di Fondi, la " città " di Frosinone, la "
città " di Napoli?!
Ed allora perché solo per papa Bonifacio IV sarebbe stato omesso
il nome proprio della sua città natale, sostituita invece con I'
indicazione, più indeterminata e ambigua, della " via "
o della " provincia " Valeria? Perché solo de civitate
Valeria non dovrebbe significare la " città Valeria "?
Perché solo per de civitate Valeria si è voluto ipotizzare
un errore che non c' è, affermando che ci dovrebbe essere scritto
Valeriae, al genitivo, invece dell' attuale Valeria, all' ablativo concordante
con civitate?!
Il motivo e lo scopo appaiono evidenti. Per chi ha difficoltà ad
ammettere che in un periodo dell' alto medioevo il nome proprio della
città natale di papa Bonifacio IV era Valeria, l' espressione de
civitate Valeria diventa un ostacolo insormontabile, perché così
essa significa solo ed esattamente che la città aveva come nome
Valeria! Se invece l' espressione fosse de civitate Valeriae, con Valeriae
al genitivo, come vorrebbero il Brogi ed altri, essa si presterebbe ad
essere interpretata facilmente anche come "della città principale
" (come pensa il Brogi) o, peggio, come " di una città
(qualunque! ) della Valeria ", con l'ambiguità e indeterminatezza,
veramente macroscopica, tra " via " e " provincia "!
comunque, si avrebbe così almeno un appiglio per mettere in dubbio
Valeria come nome della città. Ecco perché da quel povero
innocente amanuense medioevale 5z che invece meriterebbe un monumento!
- bistrattato ingiustamente come " barbaro " e " ignorante
", si vorrebbe che avesse scritto ciò che invece non ha scritto
e che, aggiungo io, neppure voleva scrivere!
Ho detto volutamente che " neppure voleva scrivere", perché
in realtà nel Liber Pontificalis, quando per i vari papi manca
l' indicazione del nome della città natale (e in tanti casi anche
in presenza di questa) se ne indica I' origine il piu delle volte con
l'aggetivo derivato dal nome della nazione o regione di provenienza.
Eccone un lungo elenco di esempi:
Linus natione Italus regionis Tusciae
Aneclitus natione Grecus de Athenis
Evvaristus natione Grecus de civitate Bethleem
Telesphorus natione Grecus
Yginus natione Grecus de Athenis
Pius natione Italus de civitate Aquilegiae
Da tutti questi vari tipi di esempi risulta chiaro che nel Liber Pontificalis
la città natale dei vari papi e sempre indicata, quando c'è,
intenzionalmente col suo nome proprio o, quando manca, con l' aggettivo
derivato dalla regione o terra d' origine
Al povero amanuense, o copista, medioevale è toccata la stessa
ingiusta sorte toccata in epigrafia al povero scalpellino (lapicida):
non poche volte, quando c'è un errore vero o qualcosa di strano,
la colpa viene addossata facilmente alto scalpellino, in epigrafia, come
qui al povero copista, gratificato come "barbaro" e "ignorante".
E oltre a questi epiteti non molto gentili, ne vorrei citare un altro,
anche se riferito a un fatto diverso: "sonnolenti amanuensi"!
Anch 'io stavo per prendere una cantonata, dubitando di un... tipografo!
stavo supponendo che lo scambio tra Bonifacio IV e Benedetto IV fosse
dovuto più probabilmente a una distrazione del tipografo, anzichè
dell 'accurato Holstenio. Invece l' errore e dell'Holstenio e il tipografo
è del tutto innocente.
Ed allora, se quel " barbaro scrittore " avesse avuto l' intenzione
di indicare veramente, con Valeria, solo la via o provincia come luogo
di nascita di papa Bonifacio IV e non la città, avrebbe scritto,
come fa appunto nei molti altri casi ora citati, esplicitamente o provinciae
o regionis Valeriae o usato l'aggetivo Valeriensis o Valerius, ma non
già de civitate Valeria, come invece di fatto ha scritto.
Anzi, nel caso specifico di papa Bonifacio IV potremmo dire che il suo
biografo ha voluto essere ancora piu preciso, vorrei dire anche molto
fine e intelligente. Infatti, trovatosi di fronte allo stesso nome per
la città e per la provincia e volendo evitare un possibile equivoco
tra loro, la città natale del papa l' ha indicata col suo nome
proprio (de civitate Valeria), mentre per la provincia è ricorso
a un accorgimento: invece di scrivere natione Valeriensis (o Valerius)
secondo lo schema già usato negli altri casi, ha preferito scrivere
natione Marsorum, che è una indicazione piu restrittiva, e quindi
più precisa, rispetto all 'indicazione pura e semplice della "provincia".
Perciò, a parer mio, anzichè accusare di errore o confusione
l' autore delle notizie del Liber Pontificalis, tacciandolo per giunta
come barbaro e ignorante, dovremmo invece riconoscergli il merito di essere
stato molto preciso, evitando oltretutto ogni equivoco o malinteso facilmente
possibile a causa della omonimia per la città e per la provincia.
Comunque, non è corretto attribuire ad errori altrui quelli che
invece sono nostri dubbi o nostre esigenze di maggiori precisazioni insoddisfatte.
Quindi, ammesso anche che gli scrittori medioevali usassero spesso "
perifrasare i nomi delle città ", come asserisce il Brogi,
di fatto il Liber Pontificalis non solo non usa perifrasare, ma anzi è
sempre molto chiaro e preciso.
E qui vorrei sottolineare un altro fatto.
In epoca romana c' era solo la via Valeria; invece all' epoca di papa
Bonifacio IV c' erano la via Valeria, la provincia Valeria e la città
Valeria: un bel pasticcio, con tre Valerie contemporaneamente! Quindi
possibilità, anzi facilità, di eventuali equivoci c' era.
Però ho fatto già rilevare come l' autore delle notizie
del Liber Pontificalis su papa Bonifacio IV ha superato intelligentemente
il rischio dell 'equivoco, indicandone l' origine col nome proprio della
città natale (Valeria) e col nome assai noto della gente di provenienza
(natione Marsorum), piu preciso e meglio individuato rispetto è
quello dell 'intera provincia Valeria
Per me questo è un primo grosso risultato.
Un errore di trascrizione?
Ma, si potrebbe obiettare, anche accantonando l' ipotesi dell 'equivoco
o scambio di nomi, non ci potrebbe essere stato un errore materiale di
trascrizione nel testo del Liber pontificalis?
Supponiamo pure che ci fosse stato questo errore di trascrizione, e cioé
che il copista avesse trascritto de civitate Valeria al posto di de civitate
Valeriae, come pensa il Brogi. Cambierebbe forse qualcosa? lo credo di
no, e per varie ragioni.
Prima: perché, dopo aver dimostrato finora che il significato con
cui nel Liber Pontificalis viene usato il termine civitas è quello,
unico e preciso, di " città ". anche se li ci fosse de
civitate Valeriae, si tratterebbe tutt 'al piu di un banale errore di
concordanza grammaticale (con Valeriae al genitivo anzichè Valeria
all' ablativo, concordante con civitate) come in qualche altro dei casi
sopra citati, ma non già di un errore sostanziale di geografia
o di storia.
Seconda: perché le notizie sui primi papi del VII secolo, tra i
quali c'è anche papa Bonifacio IV, sono contenute già in
altre raccolte dello stesso VII secolo, come, per esempio, la citata Epitome
Cononiana, che riporta le vite dei papi fino appunto a papa Conone, morto
nell' anno 687. Perciò il compilatore o i compilatori di queste
notizie sono posteriori, rispetto al nostro papa, al massimo di poco più
di mezzo secolo, e probabilmente anche meno. Si tratterebbe quindi di
scrittori molto vicini ai fatti che narrano, se non addirittura contemporanei
rispetto alla morte di papa Bonifacio IV, il suo biografo sia stato veramente
un suo contemporaneo.
E questa ipotesi acquista un ulteriore tocco di credibilità se
pensiamo che lo scrittore delle notizie sulla vita di papa Bonifacio IV,
oltre a indicarne la città natale (Valeria) e il territorio d'
origine (natione Marsorum), ce ne ha indicato anche il nome e la professione
" medica " del padre (ex patre Johanne medico), professione
che, se intesa in senso lato, era una caratteristica ben nota dei Marsi
nell'antichità . Abbiamo così un altro particolare che avvalora
ulteriormente la credibilità dell 'autore delle notizie del Liber
Pontificalis e quindi la sua attendibilità anche sul nome della
città natale di papa Bonifacio IV.
Terza: perché nello stesso Liber Pontificalis c'è un altro
caso perfettamente parallelo al caso di Valeria, nel senso che desiderano
i suoi contestatori, e cioé col nome proprio della città
al genitivo: e il caso di Eutycianus, natione Tuscus, de civitate Lunae's.
Anche qui, però, l' unico significato
Vorrei far osservare, fin da ora, che nonostante l' apparente identità
di errore al genitivo, in concreto la situazione per Valeria è
abbastanza più solida. Infatti, oltre alla prevalente lezione Lunae
al genitivo, altri codici (e il Mommsen ne cita quattro) riportano anche
Luna o Lunis correttamente all' ablativo (sia pure al singolare o al plurale),
eliminando ogni ombra di dubbio sul piano storico-geografico, anche grammaticalmente.
Invece per Valeria, come si dirà appresso, dei venti codici citati
dal Duchesne, ben diciannove portano Valeria, correttamente all' ablativo,
e solo uno porta Valeriae al genitivo; però si tratta di un codice
più tardo di altri e quindi certamente "copia errata di codici
precedenti correttamente trascritti.
Infatti un codice del Liber Pontificalis in cui è scritto de civitate
Valeriae, con Valeriae al genitivo, come essi hanno sempre sognato! E
il codice "Bernensis 408" del IX secolo , siglato C 3 nelle
edizioni critiche del Liber Pontificalis curate dall 'abate Duchesne e
dal Mommsen.
Dobbiamo dire subito, però, che dei venti codici citati dal Duchesne
per le varianti al testo delle notizie sulla vita di papa Bonifacio IV,
ben diciannove recano concordi la dizione Valeria, mentre uno solo, appunto
il Bernensis 408, reca la variante Valeriae. Ora, per chi ha anche un
minimo di cognizioni sui criteri critici per lo studio dei codici, non
ci sono dubbi: l' unica lezione accettabile e solo quella comune di Valeria
e non quella isolata di Valeriae.
Se poi si aggiunge che il codice Bernensis 408 a del IX secolo e quindi
posteriore di parecchio a vari altri codici e di ben due secoli circa
rispetto alla citata Epitome Corconiana, l' unica conclusione logica è
che la variante Valeriae e veramente un autentico e tardo errore di copiatura!
E se poi si aggiunge ancora che il codice Bernensis 408 è un codice
particolarmente difettoso come ortografia ("l'hortographe en est-elle
perticulierment defectueuse" 58, come afferma il Duchesne), allora
non ci possono essere piu esitazioni: la variante Valeriae e certamente
un semplice e vero errore di copiatura!
Che disdetta! I contestatori di Valeria si sono inventato un errore di
comodo; c'è addirittura, a loro insaputa, un codice che riporta
quell' errore; e invece si tratta proprio di un autentico . . . errore!
Però neppure bisogna farne un dramma. Del resto,quanti errori di
stampa, coi relativi errata-corrige, si trovano nei libri di oggi?
Ed allora vogliamo farci meraviglia di qualche involontario errore di
distrazione del povero copista? perché accanirsi tanto su un ipotetico
"desiderato" errore di copiatura che invece non c'è,
e costruirvi sopra castelli di forzature e di inesistenti "certezze"?...
Valeria, città
natale di Papa Bonifacio IV.
A questo punto credo che si potrebbero tirare già alcune prime
conclusioni.
· Prima: l' ipotesi di un grossolano equivoco tra il nome della
città e quello della via o della provincia è destituito
di qualsiasi fondamento;
· seconda: anche l' ipotesi di un semplice errore di trascrizione
è priva di fondamento e comunque irrilevante;
· terza: l' espressione de civitate è usata nel Liber Pontificalis
costantemente col significato di "città" natale dei vari
papi ai quali si riferisce.
Perciò, l' espressione de civitate Valeria va intesa non come "una
città" qualunque e neppure come "la città principale"
della via o della provincia Valeria, bensì nel solo e preciso significato
di "Città Valeria", città natale di papa Bonifacio
IV di nome Valeria.
Ma allora, mi si chiederà, bisogna ammettere proprio l' esistenza
di una città marsa di nome Valeria nell' alto medioevo? e cioé,
che la città natale di papa Bonifacio IV si sia chiamata veramente
Valeria?
Capisco che puo fare difficoltà - ma una difficoltà di carattere,
direi, sostanzialmente psicologico - riammettere l' esistenza di una città
che ormai quasi tutti consideravano come mai esistita; è infatti
piu facile accettare cose nuove, magari anche sorprendenti, anzichè
rettificare o addirittura rovesciare opinioni ormai radicate. Capisco
pure che puo fare difficoltà ammettere un altro cambiamento di
nome, nell' alto medioevo, per questa città dei Marsi, che di nomi
ne ha cambiati tanti, e specie dopo il grande pasticcio già creato
da parecchi storici marsicani tra Marruvio e Valeria per l' epoca romana
e con in più la singolare omonimia anche con la via e con la provincia
Valeria.
E noto tuttavia che nel periodo delle invasioni barbariche, specie nel
periodo dei Goti e dei Longobardi, ci furono molti cambiamenti di nome
e città e regioni; i Goti tentarono perfino di cambiare il nome
d'Italia in quello di Gothia . Non ci sarebbe perciò da farsi eccessiva
meraviglia se al nome storico, Marruvio, della città principale
dei Marsi si fosse venuto sostituendo, in un certo periodo, quello di
Valeria, facilmente più legato al nome della ben nota e frequentata
antica via consolare romana e a quello della omonima provincia istituita
già da alcuni secoli al posto dell'augustea
regio IV Samnium
Ora qui - pur dopo molte esitazioni - devo levarmi uno scrupolo, rispondendo
a questa domanda: perchè nell' alto medioevo la città principale
dei Marsi, Marruvio, si chiamo Valeria?
La domanda è legittima, ma prima di rispondervi è bene precisare
che Valeria è appunto l' antica Marruvio e che il nome Valeria
all' epoca di papa Bonifacio IV è certa, attestata dal Liber Pontificalis.
Va detto pure che dal secolo IV, quando la città era detta ancora
Marruvio (Tavola Peutingeriana), fino al secolo X, quando cominciamo a
trovarla detta Marsi o Marsia, c'è un intervallo lunghissimo di
oltre cinquecento anni, durante il quale ne conosciamo appena il nome
di Valeria, ma senza la minima indicazione sui motivi dell' origine di
questo nuovo nome.
Perciò non ci resta che tentare delle ipotesi, con tutte le riserve
sulla validita delle ipotesi. E io qui ne tento una.
Abbiamo già detto che il fenomeno del cambio di nome e città
e regioni è molto diffuso, oggi come anche nell 'antichita. Per
giunta, nel caso nostro sappiamo che durante la guerra greco-gotica "gli
eserciti dei belligeranti percorsero e ripercorsero ripetutamente la Marsica;
del solo Totila si contano quattro passaggi" tra l' anno 543 e il
548, piu un passaggio di Ivarsete nel 554 (T. Bttocr, op. cit. n. 44;
pp. 92-93). Tanti passaggi di eserciti stranieri furono di certo favoriti
dalla via Valeria, che attraversava tutta la Marsica e che, stando alla
Tavola Peutingeriana, passava per Marruvio. Allora mi viene naturale pensare
che l' indicazione geografica piu comune ed essenziale per i belligeranti
fu, in quel periodo, la via Valeria,
Del resto, di cambiamenti di nome, per motivi i piu diversi, e città
e regioni e piena la storia, antica, recente e anche dei nostri giorni.
Provatevi, per esempio, e cercare oggi su un atlante nomi come Congo o
Persia che invece vi figuravano fino a qualche decennio fa, oppure, più
vicino a noi, Lucania, Littoria, Pentima, Borgocollefegato; ne mi dispiacerebbe
se domani tornassimo e chiamare S. Benedetto dei Marsi con l' antico nome
di Marruvio o, preferibilmente, con quello di Valeria, onorato dalla nascita
del nostro grande concittadino, papa e Santo, Bonifacio IV!
Eppure, direi che tra tanta confusione e cambiamenti di nomi per la città
principale dei Marsi, emerge proprio un dato chiaro e preciso: la notizia
del Liber Pontificalis attestante che la città natale di papa Bonifacio
IV si chiamava Valeria, per cui, almeno per un notevole arco di tempo
a cavallo dei secoli VI e VII dopo Cristo, nella Marsica c'è stata
una città di nome Valeria. Infatti, una volta respinte le tesi
in contrario, rimane unica e valida la chiara e inequivoca attestazione
del Liber Pontificalis, il quale, si noti bene, e un documento molto serio,
stringato, avaro in cui la città di Marruvio, posta su di essa,
cominciò ad essere indicata - e questa la mia ipotesi - come la
civitas viae Valeriae e poi, per un fenomeno di semplificazione molto
comune, tout court come civitas Valeria.
E di esempi di questo tipo di trasformazioni di indicazioni per città
e località varie se ne potrebbero citare moltissimi. Mi limito
a uno solo, che rientra nel nostro discorso: S. Benedetto dei Marsi (vedi
n. 110), ultimo anello di una catena di nomi che nel corso di due millenni
hanno indicato sempre la stessa città (Marsi Marruvium, Marruvium,
Valeria, Marsi, Marsia, Civitas Marsicana, Villa S. Benedetto ed ora S.
Benedetto dei Marsi, se pure non torneremo a Marruvio o Valeria! ). Fino
al secolo XV circa S. Benedetto era solo il nome del Santo al quale era
dedicata la chiesa del monastero benedettino; quando però la città
di Marsia fu abbandonata, il piccolo gruppo di case rimasto vicino a quella
chiesa cominciò ad essere indicato direttamente col nome del Santo,
S. Benedetto, e poi crescendo fu detto Villa S. Benedetto ed oggi S. Benedetto
dei Marsi.
Cioè, nel caso di S. Benedetto il nome del Santo è passato
alla località, come nel caso di Valeria, il nome della via ha dato
nome alla città.
Questa è solo una mia ipotesi, ripeto; ma mi pare che abbia un
pizzico di logica e di credibilità.
"parecchi storici marsicani hanno scritto che la città Valeria
aveva preso questo nome dal censore Marco Valerio Massimo, quello stesso
che aveva costruito la via Valeria, chiamata appunto così dal suo
nome. Per esempio, il FEBONIO (op. cit. n. 17, vol. III, pp. 264-266),
che si dilunga anche e tesserne gli elogi.
Ed infine, possiamo aggiungere un' altra prova, ma di carattere negativo,
per esclusione. nonostante tanto vivace e diffuso spirito di campanile,
finora nessun' altra località della Marsica ha rivendicato seriamente
il vanto di aver dato i natali al grande papa marso S. Bonifacio IV. D'
altra parte, dopo tante attestazioni e indizi a favore di S. Benedetto,
per identificare un' altra località marsa come città natale
di papa Bonifacio IV occorrerebbero, per tale diversa località,
almeno altrettante prove e di altrettanta significativita e valore di
quelle per S. Benedetto dei Marsi
Tirando quindi le somme da tutta questa lunghissima disquisizione, pur
conscio del rischio di essere accusato di sentimento e campanilismo, per
tante ragioni mi vedo ora "costretto" a concluderla con queste
chiare e precise affermazioni:
· prima: Valeria è la città natale di papa Bonifacio
IV;
· seconda: Valeria corrisponde a S. Benedetto dei Marsi.
Ed allora, con un perfetto sillogismo aristotelico, possiamo dire che,
essendo papa Bonifacio IV nato a Valeria e corrispondendo Valeria all
'attuale S. Benedetto dei Marsi, S. Bonifacio IV è nato a S. Benedetto
dei Marsi!
Detta così, puo sembrare un 'affermazione troppo forte,
che può destare sorpresa e qualche resistenza in chi finora non
ci aveva mai fatto mente locale; però l' analisi della questione
e la logica più stringente portano necessariamente a quest 'unica
e precisa conclusione. E questo è per me il terzo è più grosso risultato.
Ma arrivato a queste conclusioni, sconvolgenti rispetto alle opinioni
correnti, mi si permetta esporre una considerazione molto personale. Mi
par quasi di trovarmi, ora, nella condizione di uno che, dopo aver scalato
a gran fatica un' erta montagna, quando è arrivato in vetta e si
volta in-dietro prova come una sensazione da capogiro. Infatti, in origine,
molti anni fa, mi ero proposto un obiettivo più limitato e modesto.
Poi invece, proseguendo paziente nelle ricerche, il discorso si è
allargato, l' indagine si è fatta piu stimolante e approfondita,
ed eccomi ora, quasi trascinato dalla forza della considerazioni e della
logica, ad affermare che la città marsa, natale di papa S. Bonifacio
IV, si chiamava veramente Valeria e corrisponde oggi a S. Benedetto dei
Marsi!
Ne sono ancora quasi sorpreso!...
Ed ora non mi resta che immaginare e attendere le reazioni dei pochi lettori
che avranno avuto il coraggio e la costanza di seguirmi in questa esposizione
così lunga e complessa, spesso difficile e anche un po' puntigliosa,
sempre sottile e sul filo del rasoio. Saranno reazioni di perplessità,
probabilmente con molte critiche e riserve, perchè le opinioni
correnti sono ben diverse, anzi contrarie. Del resto, non mi proponevo,
ne mi lusingavo, di convertire nessuno, almeno subito.
Però un obiettivo preciso l' avevo, fin da principio: riaprire
il caso e dimostrare, o almeno dare la sensazione con-creta, ai lettori
e agli studiosi delle cose di Terra nostra, che la questione del nome
Valeria per la città natale di San Bonifacio IV, papa abruzzese,
non è un problema chiu-so, ne tanto meno una causa persa. Anzi,
è parer mio, il povero bistrattato autore delle notizie del Liber
Pontifica-lis su papa Bonifacio IV va riconosciuto innocente e assolto
da ogni accusa con formula piena! . .
Sandro D'Amato "VALERIA" oggi San Benedetto dei Marsi città
natale del Papa San BonifacioIV
" estratto dal BULLETTINO DELLA DEPUTAZIONE ABRUZZESE DI STORIA PATRIA
ANNATA LXXIX (1989)si ringrazia la Presidenza della Deputazione Abruzzese
di Storia Patria
per aver permesso la pubblicazione del presente "estratto" dal
BULLETTINO
marruvium , san benedetto dei marsi,aquila, l'aquila,
archeologia, scavi archeologici , comune san benedetto dei marsi , marsica ,
ritrovamenti, storia, notizie storiche