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La Storia dai villaggi preistorici ai nostri giorni di Tony
Mastrodicasa
Nel luogo dove oggi sorge San Benedetto dei Marsi, esisteva una città chiamata Marruvium. li popolo dei Marsi ebbe in essa la capitale. La sua origine è testimoniata anche da Virgilio nel settimo Libro dellEneide in cui annovera, tra i guerrieri accorsi in aiuto di Turno contro Enea, il fortissimo Umbrone della Gente Marruvia. Molti storici sono daccordo nellaffermare che Marruvium fu sempre Città Libera, temuta e rispettata dai popoli vicini, tanto che Roma stipulò con i Marsi convenienti accordi, poichè questi si distinguevano nella battaglia per la robustezza fisica e per il valore. E noto il detto dello storico greco Appiano: Nè contro i Marsi né senza i Marsi Roma può vincere. Con il prosciugamento di quella parte del lago, sul quale si affacciava Marruvium, da parte dellimperatore Claudio, si eliminò il pericolo delle inondazioni e la città crebbe dimportanza raggiungendo in quel periodo la massima espansione. Essa ebbe edifici pubblici e privati: il Campidoglio, lAnfiteatro, un Teatro, un Ginnasio con la palestra annessa, le Terme e una piscina con bagno. Con il declino dellimpero romano vennero a mancare i lavori di manutenzione dellemissario di Claudio, causando lostruzione del cunicolo e una conseguente elevazione del livello delle acque del lago di Fucino. Linondazione che ne seguì provocò lallagamento di vaste zone intorno al lago. Marruvium, essendosi sviluppata nella zona prosciugata, rimase in parte allagata e le continue inondazioni né determinarono la decadenza. A questo bisogna aggiungere i danni arrecati dai barbari che imperversavano lungo la Via Valeria e saccheggiavano ripetutamente la Città fino al punto di ridurre le popolazioni locali in uno stato di completa indigenza. Con la caduta dellimpero romano la città non conservò lantico nome, ma fu chiamata alternativamente: Marsia, Civitas Marsorum e Valeria. Allavvento del Feudalesimo la Marsica divenne una gastaldia del ducato di Spoleto. In seguito, con larrivo dei monaci benedettini di Monteccasino, cambiò il nome in San Benedetto dei Marsi. E del 1 gennaio 1580 la Bolla papale di traslazione provvisoria della sede episcopale che dalla vecchia cattedrale di Santa Sabina in San Benedetto dei Marsi venne trasferita nella nuova cattedrale di Santa Maria delle Grazie di Pescina legata alla contea di Celano. Dal 1500 si inasprì il conflitto tra i vescovi dei Marsi e i locali conti e baroni per questioni di interesse, priviligi, supremazie, che portarono un maggiore impoverimento delle classi subalterne. Da allora San Benedetto dei Marsi non ebbe modo di farsi notare dagli storici, essendosi mantenuto un oscuro villaggio di umili pescatori, che, a causa di continue inondazioni, rischiava di scomparire. Il 1870, anno del prosciugamento del lago di Fucino, rappresentò una data fondamentale per San Benedetto dei Marsi e per i centri della Marsica. Quegli abitanti da pescatori dovettero trasformarsi in operai bonificatori e in agricoltori. Quando il principe Torlonia concesse in fitto i terreni ai contadini, gli abitanti di San Benedetto ebbero estese zone da coltivare, ma, essendoci carenza di manodopera, si verificò una immigrazione da parte di agricoltori di altre zone, soprattutto dal pescarese, i quali hanno moltiplicato notevolmente il numero degli abitanti. Si venne a formare, così, una popolazione eterogenea priva di sentimenti e tradizioni comuni. Le condizioni economiche generali, comunque, migliorarono, ma una nuova catastrofe stava per abbattersi su San Benedetto e su tutta la Marsica. Allalba del 13 gennaio 1915 uno spaventoso terremoto si abbatté con tutta la sua forza sui centri marsicani, seminando, ovunque, morte e desolazione. Grande fu il dramma di quella gente, costretta a ricominciare ancora una volta da capo. Distrutto completamente, San Benedetto acquistò laspetto di un piccolo borgo: il terremoto, infatti, cancellò i resti di quella che è stata unatica civiltà. Dopo la seconda guerra mondiale, altri problemi assillarono la Marsica e, quindi San Benedetto: le terre dei Torlonia, a lungo abbandonate e mal coltivate, causarono fame e disoccupazione, spingendo i contadini alla rivolta. Queste lotte, che hanno caratterizzato un periodo storico, misero fine al principato dei Torlonia e, con lentrata in vigore della Legge Stralcio, venne affidata agli enti di riforma (Ente Fucino) la soluzione dei problemi del latifondo. Vennero assegnati ai contadini dei terreni (20 coppe = 1 ha), i quali dinventarono proprietari pagando un riscatto trentennale (1952-1982). Quellantico popolo di pescatori oggi è diventato un popolo di abili imprenditori agricoli, tanto che i prodotti locali sono esportati in tutto il mondo. Le vicissitudini della storia non hanno, dunque, intaccato la forza del popolo marso, che non ha però, dimenticato le sue gloriose origini.
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