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LA
CIVITAS MARSORUM PER ANTONOMASIA
di Barbara Cedroni Figli di Marte, che possono annoverare anche Marso, figlio della maga Circe, tra i padri della magica, stirpe infatti, i Marsi, consideravano Marruvium il principale dei loro municipi, dal titolo Marsi Marruvium (insieme ad Anxa ed Antinum). Lesatta ubicazione di questa città romana, è risultata essere la stessa del territorio sul quale sorge lodierno paese di San Benedetto dei Marsi. Questa circostanza fa si che lintero sottosuolo del paese racchiuda un immenso patrimonio archeologico di grande valore storico e artistico. San Benedetto dei Marsi, a m. 670 s.l.m., che sorge su un declivio coltivato al margine orientale dellalveo del Fucino, in prossimità della Strada Provinciale Circonfucense e che chiude ad anello il letto del lago prosciugato, può vantare di essere stato quella città di provincia, più piccola di Pompei, ma che per la ricchezza ed eleganza di monumenti, pubblici e privati, si èmeritata lappellativo di splenditissima, prodigato da antiche epigrafi e antichi scrittori. Prospiciente Lucus Angitiae, santuario principale dei Marsi, dedicato alla dea Angitia, divinità principale marsa, Marruvium nel 1 sec. a.C. è elevata a municipio della IV regione augustea, alla fine del Bellum Marsicum, conflitto che termina con la sconfitta dei Marsi, ma con il il sostanziale riconoscimento della cittadinanza romana, la cui figura fondamentale è il condottiero marso, Poppedius Silo, lAnnibale italico. Per tutta letà imperiale Marruvium sarà il centro più importante, ma anche più romanizzato del territorio marso, con la sua notevole urbanizzazione a maglie regolari, confermata dai recenti scavi, realizzati allinterno del centro urbano, che hanno aggiunto molte informazioni, proprio, sullinsediamento romano del periodo Imperiale e precedente. Il nome del paese odierno è dovuto alla chisa San Benedetto nella città Marsicana e designa un centro urbano che si è sviluppato e trasformato, in modo spontaneo e stratificato, sui resti dellantica città, di cui abbiamo testimonianze visibili, in scarsa quantità, ma sufficienti a documentarne la passata magnificenza, iniziata con la riedificazione (dopo la distruzione durante la guerra sannitica) per ordine del console Marco Valerio Massimo. Poco si conosce invece del paese dopo la caduta dellimpero Romano, supponendo il suo spopolamento a causa delle invasioni barbariche e delle inondazioni provocate dallabbandono della manutenzione degli emissari che regolavano le acque del Fucino. Successivamente, dal sec. X in poi, la storia del paese è legata a quella della contea di Celano. E tra il XII e il XIII sec. è ancora uno dei centri principali della Marsica con la chiesa di Santa Sabina come sede vescovile e la chiesa di San Benedetto con il monastero sorto sulla casa natale di Bonifacio IV. A causa del periodo angioino, disastroso per tutto lAbruzzo, alla fine del 300 Pietro Berardi, conte di Celano, constatando labbandono in cui si trova San Benedetto, trasferisce la sede a Pescina (4 km. circa). Nei secoli dopo il paese è un piccolo borgo di pescatori e contadini infastiditi spesso dalle inondazioni, da cui furono liberati solo dal prosciugamento del lago, concluso nei 1875, dovuto allimpegno dei Principe Alessandro Torionia di cui è rimasta famosa la frase: O io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me."Inizia quindi unimmigrazione di agricoltori . Ma:" ...t àbbela rase, imméce na mantiene, éve limmérne, i tridece gennare... N dramme, na traggédje, na ruvine che nn muménte, sénza bombe i spare. La Màrseche devendétte na macere... ..Fu une dì più ggrosse tarramute!,.. ..La mòrte svulazzéve i ogni ttante scrivéve i mòrte, tutta strafutténte,... ...Quaccune chéve state fortunate jéve ggirénne sopre le macére pe rretruvà la casa sfrantumate, guardénne ne segnale, na rinchjére, na pòrte, na finéstre na facciate... "migliorano le condizioni economiche dellintera area marsicana. San Benedetto si presenta, in questo periodo, ordinato tra via Valeria e via Romana, con strade lastricate, bei palazzi a più piani, decorati con portali in pietra, balconate in ferro battuto, cornici aggettanti, case unifamiliari ed edifici nobiliari. E giusto la facciata della chiesa di Santa Sabina col suo poderoso portale restò in piedi, insieme ai Morroni. Il terremoto del 1915 distrugge lintero patrimonio edilizio del paese, ci furono 3700 morti su 4000 abitanti, e con essi va distrutto lorgoglio di un villaggio che, forte della sua identità, si stava avviando verso un miglioramento sociale, culturale ed economico prima di essere spazzato via da un tragico, incontrollabiIe, imprevedibile evento, che tutto ha travolto con impeto furioso, n subisse! Più bbrutte dellApocalisse. Ma oggi, alle soglie del nuovo millennio, reperti archeologici, di diverso valore, ci parlano della magnificenza della splenditissima Marruvium imperiale, così come testimonianze storiche, e mitiche di antichi autori. La conoscenza di Marruvium, dei suo prima, del suo dopo ci introduce, nel patrimonio culturale e tradizionale di quello che oggi è tornato ad essere uno dei centri principali della Marsica (sub-regione abruzzese, che nel centro dellAppennino centrale, tra il Parco Nazionale dAbruzzo, la Valle Longa, i piani Palentini, e protetta dalle cime dei Parco Sirente Velino, controlla da sempre le arterie viarie ed economiche.
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