Fin dall'antichità erano rinomati
gli incantatotri e le maghe Marse che traevano i loro responsi da tutti
i fenomeni della natura e guarivano i malati con formule magiche e infusi
di erbe medicamentose.Lo stesso Virgilio (libro VII v v. 750-55) definisce
i Marsi molto abili nel curare, con le erbe, i morsi dei serpenti.
L'uso delle erbe, tramandandosi di generazione in generazione, è
arrivato fino a noi e mentre fino a qualche anno fà era prerogativa
del popolo, oggi assistiamo alla riscoperta e rivalutazione dell'erboristeria
nel campo della medicina ufficiale. Ancora ogjgi a S. Benedetto, come
negli altri paesi della Marsica, si usano decotti a base di erbe per alleviare
i dolori.
Gli infusi di erbe a base di malva, camomilla e lauro vengono usati come
calmanti e rinfrescanti; il decotto di gramigna ha proprietà diuretica.
Tra le piante medicamentose è da annoverare il "Marrobio",
(era così chiamata perchè ricercata dalle api), il famoso
Marrobio acquatico dal quale alcuni studiosi fanno derivare il nome di
Marruvio. Questa erba si trova ancora nelle nostre contrade e il suo infuso
viene usato dalle popolazioni locali come ottimo calmante per la tosse
che viene curata anche con la cipolla cotta sotto il fuoco e condita con
lo zucchero. Altri rimedi popolari contro il male sono la crusca e l'aglio:
la crusca viene usata per alleviare il dolore in caso di slogature e ,unità
ad aceto ed olio ,viene usata per impacchi; l'aglio è un ottimo
rimedio contro i vermi, la malattia usuale dei bambini che una volta veniva
curata anche con corone di aglio appeso al collo del malato.
Fino a qualche anno fa, contro questo male veniva usato l'osso di seppia
grattugiato. Un altro metodo per curare le slogature è la cosiddetta
"chiarata": la stoppia unita al bianco d'uovo forma una specie
di ingessatura.
Molte volte il male, quando era restio a scomparire, veniva attribuito
al malocchio e alle streghe. In questo caso si ricorreva alle fattucchiere
che lo allontanavano con formule magiche e segrete.
Per accertare 1'esistenza del malocchio in una persona, la fattucchiera
la sottopone e questo rito: con il pollice segna per tre volte la fronte
con il segno di croce ripetendo la formula magica, poi lascia cadere una
goccia di olio in urn piano pieno di acqua:se questa rimane intatta il
malocchio non c'è,diversamente, se si allarga il malocchio è
presente; in quest'ultimo caso la fattucchiera ripete il segno di croce
e la formula magica. Questa formula è segreta e si può trasmettere
solo durante la notte di Natale.
Si racconta che a S. Benedetto esistesse una strega che tutte le notti,
sotto le sembianze di un gatto nero, andasse in giro a stregare i bambini.
Una notte alcune persone ruppero una zampa a questo gatto che scomparve
all'istante; il giorno seguente si scoprì che la donna sospettata
aveva una gamba rotta.
Per allontanare le streghe si usavano numerosi stratagemmi: scope e spighe
di grano venivano messe dietro la porta in modo che le streghe, fermandosi
a contare i chicchi o i rami della scopa perdessero il tempo prezioso
della notte.
Luogo di convegno delle streghe e degli stregoni si racconta che foosse
una pianta di noce: da qui il detto "Sotto l'acqua e sotto il vento
sotto la noce di Benevento" che sta a significare che questi convegni
avvenivano indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Si credeva
che per raggiungere il luogo del convegno usassero i cavalli : tesi avvalorata
dal fatto che al mattino la gente del paese trovava questi aniimali sudati
e con trecce nella criniera.
La stregha, veniva identificata nella persona che usciva per ultima dalla
chiesa la notte di Natale.
Oggi queste credenze sono quasi del tutto scomparse, solo qualche vecchietta.
ne conserves il ricordo e lo tramanda come leggenda cui un popolo credeva.
DA MARRUVIUM A SAN BENEDETTO DEI MARSI
promosso dalla COMUNITA' MONTANA "VALLE DEL GIOVENCO"
gruppo di lavoro : Assetta Maria Antonietta; Ciofani Teresa;
Cordischi Antonietta; Giocondi Ada; Letta Fiorella.; Parisse M. Laura;
Tirabassi Antonio.
Ha collaborato la D.ssa Di Cioccio Lucia
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