Trattandosi di una piccola comunità
la morte di una persona comporta un certo squilibrio, oltre che nella
famiglia anche nella società.
Fino a qualche tempo fa quando moriva un esponente della famiglia, i parenti
stretti (figli, mariti, mogli), per otto giorni non potevano uscire di
casa, e se era la donna a morire, il marito non poteva nemmeno farsi la
barba! Anche questo era segno di lutto.
Durante le 24 ore in cui il morto rimaneva in casa, le porte e le finestre
dovevano restare aperte per dare modo alle anime dei morti di entrare.
La notte c'era la veglia e nessuno dei parenti poteva lasciare la casa.
Ancora oggi quando il prete entra nella casa del morto, per benedirlo,
una donna appende alla croce un panno bianco che, secondo alcuni rappresenta
un pegno che rimane al sacerdote fino al pagamento della messa; secondo
altri invece, rappresenta e ricorda il panno che la Madonna usò
per asciugare il viso del Figlio.
Al rientro del corteo, i parenti portano ai componenti della famiglia
del morto " i cunsele", che consiste in un pranzo (brodo e bollito
con contorno di fagiolini) portato in canestro dai quali devono fuoriuscire
i quattro angoli bianchi della tovaglia. Non si possono portare né
tovaglioli né coltelli perchè segno di lusso. Tutto questo
serve a consolare la famiglia e dura fino alla settimana successiva, cioè
fino al giorno in cui viene celebrata la messa della "riuscita"
e inoltre a rafforzare i vincoli di parentela, di affratellamento e di
amicizia.
Fino ad alcuni anni fa, secondo una credenza superstiziosa, i portatori
della bara dovevano essere pagati, altrimenti l 'anima del morto non avrebbe
avuto pace.
Durante il primo anno di lutto, nella famiglia non si festeggiano la Pasqua,
il Natale, ne altre Festività: i dolci tradizionali vengono portati
da amici a parenti di grado più lontani.
DA MARRUVIUM A SAN BENEDETTO DEI MARSI
promosso dalla COMUNITA' MONTANA "VALLE DEL GIOVENCO"
gruppo di lavoro : Assetta Maria Antonietta; Ciofani Teresa;
Cordischi Antonietta; Giocondi Ada; Letta Fiorella.; Parisse M. Laura;
Tirabassi Antonio.
Ha collaborato la D.ssa Di Cioccio Lucia
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