LIBERTA’ DI CULTO


Nel 305, DIOCLEZIANO abdica e gli succede GALERIO (305-311), affiancato dal nuovo Cesare MASSIMINO DAIA (309-313), più crudele e fanatico di lui. Unendo le due forze in modo sistematico, continuano la persecuzione in Oriente. Qui si verificano i casi più diversi: I Cristiani costretti a sacrificare con la forza; i vigliacchi per sottrarsi fuggirono; i più furbi si procurarono dei falsi certificati (libelli); molti martiri trattati con vero sprezzo della vita di quella nuova età Barbara, abile nel realizzare supplizi raffinati (Marrou).
Eusebio ci ha tramandato nel libro “I primi martiri Palestinesi”, la spietatezza dei carnefici e il coraggio delle vittime. Secondo il “Liber Pontificatis”, anche Papa Marcellino avrebbe bruciato incenso agli idoli Pagani, ma poco dopo riparò a quella colpa morendo decapitato. In Italia ed in Africa, MASSENZIO (306-312) rende ai Cristiani la libertà di culto e tutto ciò che gli era stato confiscato negli anni precedenti, con un riconoscimento della legalità del Cristianesimo. Nella Pannonia, Licinio appare meno ostile del suo compagno d’armi GALERIO, almeno nei primi anni (308). Affetto da una malattia incurabile, il 30 Aprile 311, l’Imperatore GALERIO, sei giorni prima di morire, fa conferire a Nicomedia un editto di tolleranza, ritrattando, sia pure con limitazione, la sua politica. Ecco il suo testo centrale: “Poiché la maggior parte dei Cristiani persiste nella stessa follia, richiamandoci alla nostra filantropia e alla costante prassi di concedere il perdono a tutti, abbiamo assai volentieri stabilito di far prevalere anche ora la consueta clemenza. Pertanto i Cristiani possono di nuovo esistere e riedificare le case dove terranno le loro assemblee, a condizione che nulla commettano che sia contro l’ordine pubblico…… in ricambio essi dovranno pregare il loro Dio per il benessere nostro, dello Stato e loro proprio…… . *


EUSEBIO. Hist. Eccl. VIII 17,9-10 *


Con questo editto, si riconosce il fallimento della politica di repressione: si dichiara permessa la religione sia pure con clausole restrittive: (Ut denuo sint Cristiani et conventicola sua componant, ita ut ne quid contra disciplinam agant); si esortano i Cristiani a pregare per l’Impero.
MASSIMO DAIA, parente e successore di GALERIO, volle riprendere la politica anti¬_Cristiana con una dura lotta a colpi di rescritti, calunnie, arresti e condanne; ma alla fine del 312, dietro la pressione di COSTANTINO, fu costretto ad adottare una linea di tolleranza. Il 30 Aprile del 313 fu vinto in battaglia dal suo rivale Licinio presso Adrianopoli in Occidente, che ne sterminò i seguaci e conquistò le sue province.
Questi particolari, li possiamo riscontrare sulle monete, le quali molte volte venivano coniate anche per commemorare battaglie vinte e perse; nel secondo caso, la coniazione della moneta (perdente), veniva coniata da chi ne seguitava le sorti.
In quell’occasione, tornando a Licinio, non si sa chi gli aveva rivelato una preghiera da far recitare ai soldati nell’imminenza della battaglia: in essa si invoca “il sommo Santo Iddio, per la nostra salvezza, per il nostro Impero……”*. Più tardi Eusebio non esiterà ad attribuire questa preghiera a COSTANTINO.
Siamo ormai ad una svolta decisiva della storia: il duello tra COSTANTINO e MASSENZIO, che sarà fondamentale per le sorti del Cristianesimo nell’Impero Romano.
Con la vittoria del giovane Augusto COSTANTINO, si celebrerà anche la vittoria del Cristianesimo. **

LATTANZIO. De mortibus persecutorum, 46 *
Cf P. BREZZI. Dalle persecuzioni alla pace di Costantino, Studium. Roma 1960 **

 

 
 
 
 

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