LE PERSECUZIONI NEL II° SECOLO SOTTO GLI ANTONINI
Alla fine del I secolo, gli Imperatori della casa Antonino inaugurano
un’era di rilasciamento nei riguardi dei Cristiani. Il docile NERVA
(96-98), vieta addirittura le accuse contro di loro e la Chiesa Romana
può svolgere in pace la sua missione per tutto il secondo secolo.
Più che persecuzioni, si è vissuto sotto un clima di paura
e di precarietà; i Cristiani sono costretti a vivere sotto un clima
di denunce e di torture. I loro timori non derivavano dalla crudeltà
degli Imperatori pagani, ma dalle ostilità delle popolazioni pagane
o giudaiche.
Sotto l’Imperatore TRAIANO (98-117) si registra invece una vera
e propria persecuzione anti-Cristiana.
Un documento di fondamentale importanza per capire l’atteggiamento
delle autorità Romane verso i Cristiani, è la celebre lettera
dello scrittore PLINIO il giovane al suo amico e sovrano TRAIANO, inviata
a Roma nel 112 dalla Bitinia, dove egli si trovava come Governatore.
Alla lettera di PLINIO va aggiunta la risposta di TRAIANO, breve e concisa.
PLINIO, dopo aver condannato a morte alcuni Cristiani, e di averli indotti
a rinnegare la propria fede, impressionato dal numero di quanti si ostinavano
a volerlo fare, chiese istruzioni al proprio Imperatore.
Ed ecco la sintetica ed oscillante risposta di TRAIANO: “Tu hai
agito come dovevi nell’esaminare i Cristiani denunciati come tali,
tuttavia ti suggerisco di fare così: i Cristiani non devono essere
ricercati, ma se vengono accusati e sono convinti di colpa, bisogna punirli
in modo però che, se qualcuno di loro nega di essere Cristiano
e lo dimostra, adorando i nostri Dei, benché sia sospetto di esserlo
stato in passato, ottenga il perdono a causa del pentimento. Per coloro
i quali sono anonimi, non bisogna accoglierli per qualsiasi specie di
accusa, perché ciò è di pessimo esempio e indegno
del nostro tempo. “**
TERTULLIANO. Apologeticum. 2,8 **
- nel particolare – “base di colonna” – Domus
Pubblica (50 d.C.) S. Benedetto Dei Marsi
- pavimenti di due ambienti accostati – Domus Pubblica (50 d.C.)
S. Benedetto Dei Marsi
Nel testo citato si possono ricavare le seguenti considerazioni:
- non esiste una legge esplicita contro la professione della fede Cristiana,
in quanto l’imperatore TRAIANO non la richiama;
- non si parla di persecuzione da parte del potere;
- il solo capo di accusa è il nome di Cristiano, non altri crimini,
come si è visto in precedenza;
- TRAIANO nella sua lettera risponde a PLINIO in modo contraddittorio
e non definito: “non ricercare d’ufficio i Cristiani, ma,
se denunciati e trovati colpevoli, devi punirli (Conquirendi non sunt
et arguantur, punindi sunt). Ma chi rinnega la fede e lo dimostra con
i fatti, benché sospetto per il passato, (veniam ex poenitentia
impetret). Infine non bisogna accettare le denunce anonime, perché
esse andranno sottomesse alla Magistratura”;
- Un uomo di cultura e politico come TRAIANO, mostra completa incomprensione
del Cristianesimo come tale, e non esita a ricorrere alle condanne più
severe senza distinzioni.*
Il problema delle persecuzioni non si esaurisce quindi nella lotta contrapposta
tra i persecutori colpevoli e le vittime innocenti, ma va considerato
come (Il travaglio di un’epoca e di una trasformazione della mentalità
corrente) “Bezzi”.
Per tutto il II secolo quello che ha scritto TRAIANO, è valso come
testo base contro i Cristiani.
TRAIANO non diede dunque una buona norma generale, né suggerì
un rimedio pratico da poter eseguire.
I due successori di TRAIANO, ADRIANO e ANTONINO PIO, si mostrarono ben
disposti verso i Cristiani e ordinarono ai loro funzionari di regolarsi
con moderazione e buon senso, di contrastare il fanatismo popolare, e
di salvaguardare la tranquillità dello Stato.
In quegli anni, prima della venuta al trono di ADRIANO, l’Impero
stava attraversando un periodo glorioso e conquistatore, si da il caso,
che coloro i quali lo hanno preceduto, oltre ad interessarsi del problema
“Cristiani”, hanno saputo regolare in modo crescente le entrate
del fisco.
IVI 10,98 *
|